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UMBERTO CUOMO SCRIVE PER NOI

Editoriali e approfondimenti
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Le origini del cane

(puntata n.4) di Umberto Cuomo
Siamo arrivati al cane domestico.

Abbiamo visto che le ragioni che hanno indotto i nostri antenati a tentare l’addomesticamento del lupo sono diverse, ma tutte si ricollegano a particolari caratteristiche delle due specie, Homo e Canis lupus, che hanno trovato nella collaborazione motivo di reciproca utilità e soddisfazione.
Entrambi, uomo e cane, hanno una vita sociale basata su nuclei familiari, entrambi sono “gregari”, ossia vivono in gruppi nei quali vige una rigorosa gerarchia, fatta da individui che comandano ed altri sottomessi, entrambi hanno bisogno di comunicare, sia pure in modo diverso, con i loro simili.
Per questo, il lupo ha avuto un ruolo privilegiato nel rapporto che si è instaurato con l’uomo, a differenza, ad esempio, della renna, che è stata anche lei tra i primi animali ad essere addomesticati, ma che non è riuscita ad instaurare un rapporto che non fosse di utilità con la nostra specie.
Anche il lupo, come la renna, è stato probabilmente all’inizio catturato e trattenuto per motivi alimentari, per avere così cibo sempre fresco (vivo), e per sfruttarne la pelliccia. La vera e propria domesticazione, secondo molti studiosi, ha però seguito due vie differenti.
La prima, è quella che ha visto dei lupi, con una maggiore propensione al “commensalismo” ed una minore tendenza alla fuga, gravitare attorno agli insediamenti umani cibandosi dei rifiuti.
La seconda è quella che ha portato all’adozione da parte dell’uomo di cuccioli di lupo, magari abbandonati od orfani, che hanno cominciato a convivere con i nostri antenati, specie i bambini.
In tutti i tre casi citati, certamente l’uomo avrà apprezzato che i ben più sviluppati sensi dell’olfatto e dell’udito del lupo lo facevano agitare ed emettere suoni vari se avvertiva l’avvicinarsi di qualche pericolo, fosse questo rappresentato da animali o altri uomini.
Un ulteriore motivo che potrebbe avere spinto l’uomo ad avvicinarsi ai lupi, è che questi cacciavano con una tecnica che consiste nell’isolare dal branco e poi sospingere verso altri lupi una preda.
Un sistema di caccia perfettamente compatibile con le tecniche dell’uomo, che era tuttavia meno dotato fisicamente e che pensò quindi di sfruttare il lavoro dei lupi.
In questo modo, nel corso di diversi millenni, si è passati dal Canis lupus al Canis lupus familiaris, del quale cominciano ad aversi tracce in reperti ossei di circa 14000 anni fa.
Oggi alcuni ritengono che la domesticazione possa essere avvenuta anche prima di tale epoca, ma essendo l’uomo nomade e non stanziale, i resti dei cani addomesticati prima di tale periodo potrebbero essere andati dispersi.
Sono preziose per questo articolo le ricerche effettuate dal già più volte citato professor Felice Cesarino, riportate nel suo libro “Il molosso” pubblicato dalla Casa Editrice Fausto Fiorfentino di Napoli, e gli argomenti che la dottoressa Barbara Gallicchio ha presentato nel suo bellissimo libro “Lupi travestiti” pubblicato da Edizioni Cinque di Camburzano (Biella).

I reperti

Riportiamo qui di seguito, quelli che sono i reperti ossei sui quali si hanno sufficienti dati per riuscire a collocarli con una minima possibilità di errore.
Fino a qualche anno fa, l’omero rinvenuto ad Erralla, in Spagna, datato circa 16000 anni fa, era considerata la traccia più antica di un cane addomesticato.
Oggi questa datazione è messa in dubbio, e quindi il ritrovamento più antico è ritenuto un altro.

Vediamo l’elenco.

- Ad Oberkassel, in Germania, nel Secondo Dopoguerra, è stata ritrovata una mandibola che si pensa sia il più antico reperto osseo di Canis lupus familiaris. E’ datato circa 14000 anni fa, quindi del tardo Paleolitico.

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