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L'ALLEVATORE

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Il Pastore Maremmano-Abruzzese

A cura del Prof. Dr. Franco Simoni - Medico Veterinario

Aggira l’intruso mettendolo rapidamente in difficoltà; lo costringe a fermarsi alla distanza che egli ritiene di sicurezza o ad una ritirata strategica senza attaccarlo, quindi per provocare tragedie. Non insegue mai chi torna indietro. Non da confidenza agli estranei, da cui solitamente non si lascia avvicinare. Se intuisce che l’estraneo tenta di catturarlo, si allontana di più, e se non può farlo, mostra i denti ringhiando in un atteggiamento deciso e risoluto. I pastori applicano al cane il vreccale, cioè un collare di ferro battuto con aculei appuntiti e diretti verso l’esterno a protezione del collo in caso di attacco da parte di più cani o dei lupi. Nel gregge, il cane da pastore Maremmano-Abruzzese continua a fare il lavoro per il quale si è distinto, e s’è conquistato una fama meritata di custode gelosissimo degli animali e proprietà a lui affidate, sino all’estremo sacrificio della vita, capace di proteggerli dalle numerose insidie dei predatori: lupi, altri cani specie se randagi e vaganti, orsi, uomini.

Storico nemico del lupo, ma anche del ladro di bestiame, nei territori in cui l’abigeato esiste e attenta alla proprietà. In questo suo lavoro è instancabile, resistente, capace di affrontare ogni fatica e privazione, amico inseparabile del pastore con il quale stabilisce un rapporto apparentemente alla pari, ma in realtà di dipendenza e di sottomissione. Immobile, sceglie le alture, in mezzo alla vasta radura, perché, anche se all’apparenza sonnacchioso e distratto, possa vedere tutto intorno a sé; preferisce i crinali perché nei due versanti possa il suo occhio vigile e attento spaziare ovunque. Con le pecore stabilisce un rapporto sorprendente, specialmente se, come è solito, è nato e cresciuto in mezzo a loro; si confonde con esse, con usa mai la forza, ma è paziente e ostinato anche se talvolta la loro proverbiale testardaggine tende a scoraggiare le sue iniziative.

Conosce le loro fragilità e non ne approfitta, anche perché sa che il pastore non glielo permetterebbe. E’ amorevole con gli agnelli, dei quali assiste la nascita, perché gli piace lambirli del liquido di cui sono bagnati appena nati e del sangue, di cui talvolta sono imbrattati. Resta vicino alla partoriente, l’assiste a lungo anche perché sa che di questa sua attesa sarà premiato con la placenta, di cui, golosissimo, si nutre. Ogni sua azione comportamentale è quindi subordinata e consequenziale. E’ filiale verso la nutrice e, al tempo stesso, fraterno con il nato, forse perché alla sua memoria tornano i primi giorni della sua vita; perché, probabilmente, da una pecora è stato allattato. E’ fraterno con l’agnello, in quanto, vede in lui un “fratello di latte”, con il quale stabilisce un rapporto strettissimo, e sul quale fin dai primi giorni di vita inizia la sua azione protettiva, che conserverà, istintivamente, per tutta la vita. Aiuta la madre a insegnare i primi passi ai neonati e si attarda con essi sino al ricongiungimento con il gruppo, che nel frattempo, pascolando si è mosso avanti. E’ più che mai accorto in questi momenti, perché qualcuno non si avvicini al punto da diventare un pericolo. Al calar della sera, quando il gregge spontaneamente incomincia ad avvicinarsi allo stazzo, il cane fa del suo meglio per favorire il rientro, ma ciò non rientra nelle sue mansioni principali di guardia e difesa. I pastori, ora, ridotti di numero, avrebbero bisogno anche di una cane conduttore, ma questo non possono chiederlo al nostro cane in quanto non rientra nelle sue mansioni di, lo ripetiamo, guardia e difesa, dal gregge alle recinzioni di grandi ville immerse nel verde dei prati e delle piante, e, di ogni qualsivoglia altra proprietà.

Anche nell’azienda agraria il cane Maremmano-Abruzzese ha il suo ruolo importante di guardiano. Non gradisce il primo venuto, impara presto a conoscere i confini entro i quali la proprietà è compresa. E’ geloso sia dei fabbricati, sia degli attrezzi, sia di tutti gli altri animali dell’azienda; non consente a nessun intruso di avvicinarsi troppo. Prende posizione in prossimità del cancello oppure si corica di traverso lungo lo stradone di accesso, possibilmente all’ombra di un albero o di un cespuglio, e attento osserva e controlla chi transita, per permettergli, o meno, il passaggio. Durante il giorno convive tranquillamente con tutto il personale dipendente, che, venuto al mattino al lavoro, generalmente alla sera riparte. Preferisce a sera restare solo con il suo padrone e famiglia, che, durante la notte, vuol proteggere dai pericoli e malintenzionati.

Gli è gradito sdraiarsi sulla soglia di casa, senza entrarvi. Se il padrone insiste per farlo entrare in casa, lo fa malvolentieri, ma poi, presa l’abitudine a questa concessione, la gradisce e ne approfitta scegliendo un angolo appartato, fresco, in cui distendersi, comportandosi da ospite discreto. Ha rispetto verso gli altri animali di casa, verso il gatto che dorme sul divano, verso gli uccellini che si muovono nella voliera e verso i pesci dell’acquario.

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